gvmzz (Il tuo commento è in attesa di essere approvato.12 dicembre 2013 alle 01:51
@a1ep1ond
Verso la fine degli anni ’70 mi sono trasferito in Toscana, ho messo su famiglia, ho iniziato a lavorare in maniera definitiva (nel senso che in passato avevo avuto solo esperienze di lavoro temporanee) e tempo per partecipazioni a iniziative politiche ne avevo ben poco. Inoltre prima di avere una situazione abitativa stabile ho dovuto aspettare il 1983. Da allora però, con un mutuo, per fortuna piccolo, ma al 19,50%, ho dovuto dedicare molto tempo a pianificare tutte le spese e a razionalizzarle, dopo che ho toccato con mano e in maniera antesignana l’effetto “ultima settimana al verde”. Considerando anche che in quell’anno è nata mia figlia, io ho cominciato a respirare sul piano finanziario solo verso la fine degli anni ’80. Allora gli anni di piombo erano finiti e io avevo tante cose a cui dedicare tempo e attenzione che il mio contributo poteva essere solo l’adesione agli scioperi di protesta in occasione di attentati o bombe sui treni.
Altrettanta distanza da prese di coscienza politiche l’ho avuta fino al 1974. Dalla fine degli anni ’60 (il mitico ’68) il tempo l’ho diviso tra navigare, andare in Lambretta, prima e su una BSA 650 Lightning poi, frequentare la compagnia di amici e amiche di Varazze, tra i bagni e il sole sulla spiaggia al pomeriggio, due sbaciucchiate in discoteca la sera e ogni tanto qualcosa di più, un po’ di studio, senza affaticarmi troppo.
Poi ho cambiato ambiente e ho cominciato a frequentare un altro mondo. Ma era un mondo che si era materializzato da pochi anni tanto che fino ad allora ero riuscito a non notarlo. Dalle giornate oziose di Varazze mi ritrovai in un fermento di attività culturali: assemblee, seminari interfacoltà, letture di classici della sinistra storica, giornali politici, preparazione di matrici di ciclostile Gestetner, ciclostilaggio volantini, volantinaggio e diffusione di stampa, affissione di manifesti (serigrafati a due colori. Un mio amico che si occupava di prepararli, mi portava con sé qualche volta e mi spiegava il segreto della serigrafia … e spuntava un Lenin rosso con il braccio che indica in avanti sullo sfondo di ciminiere e capannoni neri o, variante, Lenin nero su sfondo di ciminiere rosse). Manifestazioni, slogan urlati in coro. Tante, ma tante parole. Votazioni di mozioni, prese di posizione su avvenimenti politici, occupazione di istituto o di facoltà. (Per curiosità, nessuno qui si ricorda l’audiovisivo “Fino a quando compagni?”?) :-)
Solidarietà e sottoscrizioni per gli operai di fabbriche occupate. Poi qualcuno cominciò a sparare. Ero all’Istituto di Matematica e cercando su Wikipedia posso dire che era l’8 giugno 1976. Uno che non ho mai capito se era un assistente o un professore, con i capelli stile “Doc” Emmett L. Brown (Christopher Lloyd di Ritorno al futuro) perennemente con camicie a disegno tartan scozzese stava sviluppando un programma che disegnava grafici tridimensionali a mesh su un computer che all’epoca riempiva di meraviglia, ma per tracciare il grafico impiegava mezz’ora e si vedevano le linee intrecciate che crescevano piano piano.
Arrivò uno studente e un po’ trafelato disse: “Hanno sparato al Procuratore Coco!”. L’attentato era avvenuto in una traversa di via Balbi: una zona di Genova dove ci sono varie facoltà universitarie: Lettere, Filosofia, Giurisprudenza, poco distante Scienze Politiche.
Il professore con camicia Scozzese assunse un’espressione sorridente di soddisfazione. Io pensai definitivamente che si trattava di un imbecille. Possibile che non capisse che ormai ci si avviava verso la fine di qualsiasi rivendicazione studentesca e soprattutto sociale. L’anno dopo, infatti, ci fu il canto del cigno di Bologna di cui ho già accennato.

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