@gianfrancotanz3
In
questi articoli troviamo, tra l’altro, le più recenti scoperte relative al
grado di parentela tra Neanderthal e Sapiens. Inoltre leggiamo che il DNA
mitocondriale più antico ritrovato di un ominide è datato 400.000 anni. Questo
purtroppo limita un potente metodo di indagine a questa datazione massima.
“Il più antico genoma
mitocondriale quasi completo di un ominide, risalente a 400.000 anni fa, è
stato estratto dai resti fossi ritrovati a Sima de los Huesos, in Spagna.
L'analisi genetica ha mostrato che gli abitanti del sito erano evolutivamente
più vicini agli uomini di Denisova che ai Neanderthal, nonostante le
caratteristiche anatomiche neanderthaliane del cranio. Occorreranno però
ulteriori analisi per definire lo scenario più probabile in cui si sono
incrociate le linee evolutive dei tre ominidi.”
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Vediamo dalle tabelle riportate al link che la
distanza temporale tra ritrovamenti significativi è di circa 1-2 milioni di
anni, per ritrovamenti compresi tra i 18 e i 4 Ma. È di circa 100-200 mila anni
per i reperti di età tra 4 e 1 Ma. Da 30 a 100 mila anni per reperti datati tra
un milione di anni e 100.000 anni. I resti compresi tra 100.000 e 50.000 anni
sono distanziati di circa 20.000 anni e si scende ai 10.000 anni fino a un
migliaio per i resti più recenti.
“...il teorema del campionamento è uno dei
teoremi base della teoria dei segnali e mette in relazione il contenuto di
informazione di un segnale campionato con la frequenza di campionamento e le
componenti minime e massime di frequenza del segnale analogico originale,
definendo così la minima frequenza necessaria per campionare un segnale
analogico senza perdere informazioni e per poter quindi ricostruire il segnale
analogico tempo continuo originario, detta frequenza di Nyquist o cadenza di
Nyquist.
In particolare il teorema afferma che, sotto
opportune ipotesi, in una conversione analogico-digitale la minima frequenza di
campionamento necessaria, per evitare ambiguità e perdita di informazione nella
ricostruzione del segnale analogico originario con larghezza di banda finita e
nota, è pari al doppio della sua frequenza massima.”
Detto altrimenti e considerando che la frequenza è l’inverso
del periodo (f = 1/T), se noi vogliamo avere una traccia attendibile della
variazione di una grandezza misurabile che cambia significativamente in un
tempo T, noi dobbiamo campionarla almeno ogni T/2.Esemplificando: se il periodo di mutazione tra uno
stato A e uno stato B è di 100.000 anni, dobbiamo potere campionare i valori
degli stati intermedi almeno ogni 50.000 anni per avere un’indicazione
attendibile dell’andamento di tale mutazione.I reperti più antichi relativi al Genere Homo datano
a 2-2,5 milioni di anni fa. I ritrovamenti precedenti sono catalogati come
Australopithecus. I ritrovamenti di quel periodo hanno datazioni che si distanziano
di 100-200 mila anni. Dal teorema del campionamento sappiamo che in questo caso
non possiamo fare affermazioni attendibili su variazioni avvenute in periodi
inferiori ai 200-400 mila anni.Ora, una mutazione che allontani i discendenti dei portatori
dalla specie di origine o è un vicolo cieco e il ramo si estingue o evolve in
una specie stabile (tra l’altro, la considerazione precedente è relativa al
Genere. L’evoluzione da una specie a un’altra deve essere più veloce). Mi pare
comunque ragionevole affermare che questi stati di transizione siano instabili
e debbano risolversi in estinzione o cambiamento in uno stato stabile e comunque
queste variazioni debbano avvenire in tempi piuttosto rapidi rispetto alla
durata della categoria tassonomica che si considera.
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Le mie conoscenze circa i metodi paleontologici sono
molto limitate, ma da quel poco di divulgazione che ho seguito so che si basano
su metodi quantitativi. La datazione del reperto, la misurazione di lunghezze, peso
e volume, oltre all’osservazione di caratteristiche come forma e protuberanze
del cranio, numero di denti, osso ioide dal quale dedurre le capacità di
fonazione ecc.Immagino che la presenza di eventuali “anelli di
congiunzione” venga dedotta dall’elaborazione di tali parametri.Penso che in base alla distanza temporale dei
reperti (se è valida quella riportata nel primo link di Wikipedia) un’ipotetica
quantizzazione delle mutazioni sia indistinguibile da una rapida evoluzione
verso uno stato stabile (dove per rapido si intendono tempi dell’ordine di 10^5
anni). Tenendo sempre presente che, poiché stiamo parlando di categorie formate
da individui, una quantizzazione almeno minima è inevitabile.
Per quanto riguarda la filogenetica suggerisco questo corso che ho seguito lo scorso autunno e a breve viene riproposto.
Per quanto riguarda la filogenetica suggerisco questo corso che ho seguito lo scorso autunno e a breve viene riproposto.
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